
Nel panorama dell’arte urbana italiana, poche figure sono riconoscibili e immediate come quelle di Solomostry.
Linee nette, colori accesi e creature notturne che sembrano provenire da un mondo interiore oscuro e vibrante. La sua ricerca artistica va oltre la semplice estetica: è una riflessione sull’animo umano, sulle paure, sugli istinti e sulle maschere che ognuno di noi porta dentro di sé.
Le creature mostruose come specchio interiore
I “mostri” di Solomostry non sono solo figure grottesche. Dietro quelle fauci spalancate, gli occhi accesi e i corpi frammentati si cela un’analisi della psicologia umana.
Le creature sono proiezioni di stati d’animo: rabbia, ansia, frustrazione, ma anche energia vitale e desiderio di libertà. Sono l’inconscio che prende forma e si riversa sui muri delle città.
Una poetica tra paura e fascinazione
Ciò che colpisce nell’opera di Solomostry è l’ambivalenza: le sue figure, pur inquietanti, esercitano un’attrazione magnetica.
Non respingono, anzi, invitano a riconoscersi nei loro tratti distorti. Come archetipi universali, i mostri diventano strumenti di catarsi collettiva, capaci di trasformare lo spazio urbano in un palcoscenico dove confrontarsi con le proprie ombre.
Linguaggio visivo e potenza espressiva
Lo stile di Solomostry è inconfondibile: tratti spessi, colori contrastanti e una sintesi grafica che unisce graffiti, fumetto e astrazione.
Le sue opere funzionano come totem contemporanei, icone che raccontano una spiritualità urbana e metropolitana. Ogni creatura diventa una maschera, un volto che amplifica emozioni primitive ma universali.
Dalla notte alla collettività
Le creature notturne dell’artista abitano muri, tele e spazi espositivi, ma soprattutto si muovono in un dialogo continuo con il pubblico. Sono presenze che non dormono, guardiani silenziosi delle nostre contraddizioni.
Nell’incontrarle per strada, ciascuno si ritrova di fronte a un frammento della propria interiorità, messo in scena con la potenza visiva tipica dell’arte urbana.
Con Solomostry, il “mostruoso” non è da temere, ma da osservare come parte della nostra natura umana. Le sue creature notturne raccontano il lato oscuro della psiche, trasformandolo in linguaggio visivo e in occasione di riflessione collettiva.
Un’arte che, tra inquietudine ed energia, ci invita a guardare in faccia i nostri demoni per imparare a riconoscerli e, forse, ad accoglierli.







